In queste settimane sembra che le notizie riguardino quasi esclusivamente tre temi: le iniziative-diatribe all’interno del Governo; le indicazioni dei virologi e scienziati; i suggerimenti di eminenti uomini della finanza ed esperti di economia per fronteggiare la sempre più evidente difficoltà delle imprese e dei lavoratori-cittadini.
Notizie che hanno avuto spesso per protagoniste dichiarazioni contrastanti tra esponenti del governo e rappresentanti della Protezione Civile o, fatto ancora più preoccupante, proposte molto diverse tra loro di uomini politici facenti parte della maggioranza che tiene in piedi l’Esecutivo.
Signori diamoci una regolata: gli italiani chiedono a chi li governa certezze e non divisioni poi corrette o indicazioni diverse sulle strade da seguire ai “bivi decisivi” per risolvere i problemi che paralizzano il Paese.
Sul tema degli interventi economici Conftrasporto ha formulato proposte precise che derivano da pareri peraltro più volte espressi da illustri uomini della finanza. Mario Draghi, Beppe Guzzetti, Ennio Doris: personaggi ai quali non sarebbe forse ora di riconoscere le conoscenze e le capacità che possiedono? E a proposito di (in)capacità: se ci fosse stato un coordinatore capace e responsabile alla guida della gestione della comunicazione, per spiegare cosa sia realmente necessario effettuare per uscire al più presto da questa situazione, saremmo davvero in queste condizioni?
Condizioni rese drammaticamente difficili, e in molti casi purtroppo insostenibili, dal fatto che nel frattempo il governo si riunisce attorno ai tavoli, fa annunci in tv da dietro una scrivania, ma senza che imprese o persone abbiano ancora ricevuto granché. E il tempo che rimane per intervenire “salvando la vita” di molte imprese, di molti posti di lavoro, è sempre meno.
Il governo deve al più presto far avere delle risposte rapide e mettere in condizione coloro che ne hanno la necessità di potersi organizzare. Il tempo delle attese (quelle che servono solo a far diffondere i contagi uccidendo persone e a non far arrivare denaro liquido, disponibile immediatamente, alle imprese, contribuendo a massacrare aziende e dipendenti) è finito. Prolungarlo significherebbe solo rendersi colpevoli di altre morti: in senso reale (ammalati negli ospedali e a casa) e figurato (disoccupati causa “morte” delle imprese…).
Imprese come quelle dell’autotrasporto dove ogni giorno che passa monta sempre più la delusione per come non si sono effettuati ancora interventi per porre fine ai comportamenti da parte di certa committenza che comunica, spesso con poche fredde righe via e mail, che non sarà in grado di pagare il dovuto a chi ha lavorato per consentire di far arrivare a destinazione le merci. Comportamenti a volte da veri e propri “sciacalli” come li ha definiti qualcuno.
Ora, se non si comprende che siamo tutti nella medesima situazione, il rischio di finire come la lotta descritta da Menenio Agrippa, che vide i nobili contrapposti alla plebe, è del tutto evidente. Anziché intimidire chi si è adoperato per consentire a un sistema produttivo, oppure al mondo della grande distribuzione, di far viaggiare i beni necessari con comunicazioni che annunciano rinvii sine die dei pagamenti, quando addirittura non si annuncia che non si è in grado di garantire comunque i pagamenti, perché non ci si organizza per avviare un’iniziativa comune? Ma contro chi, domanderà qualcuno? Contro chi non fa quanto potrebbe per versare risorse a questi operatori.
Non è difficile intuire chi sia questo soggetto: basta guardare, ascoltando attentamente, il video pubblicato da un imprenditore sul sito Conftrasporto.it (e “stranamente” non ripreso dalle testate giornalistiche salvo poche eccezioni, fra cui stradafacendo.tgcom24.it) per scoprire che in Svizzera e Germania, per esempio, vengono già riconosciute dai governi risorse a chi è in queste condizioni: 5mila euro al lavoratore autonomo e per chi impiega fino a cinque persone; 10mila euro a chi occupa fino a dieci persone e 30mila euro, sempre al mese e per tre mesi, per chi ne occupa 50. Il tutto a fondo perduto. Ora Mario Draghi ha indicato una soluzione quasi simile.
Il governo sembra voler seguire l’indicazione ma se le banche concedono i prestiti alle solite condizioni e tempi, i rischi di reazioni forti non sono così difficili da immaginare. In particolar modo nel mondo dell’autotrasporto dove (se non si interviene con misure che non costano ma aiutano a meglio operare sia chi conduce un automezzo pesante sia le imprese che senza interventi finanziari e senza una burocrazia invadente decideranno in molti casi di sospendere i servizi) il risultato sarà catastrofico per tutti.
Paolo Uggè