Il primo pensiero, mi scuseranno gli autotrasportatori, non può che andare all’Ucraina ed ai tanti colleghi che
provengono da quella nazione. È mia intenzione promuovere una raccolta fondi da far pervenire alla
popolazione, drammaticamente colpita dall’aggressione in atto. Pubblicheremo un appello sul sito e magari
sui social e siamo sin d’ora grati a chiunque vorrà partecipare. Ovviamente anche le strutture che fanno capo
alla Federazione – Istituto di Formazione, Fai Service – faranno la loro parte.
Come vi sarà noto, è stato proclamato lo stato di emergenza a causa degli eventi bellici che sono in corso non
lontano da noi. In questo quadro, che dà all’Esecutivo la possibilità di intervenire d’urgenza attraverso lo
strumento dei DPCM, anche noi siamo moralmente chiamati a fare la nostra parte, mostrando senso di
appartenenza e di solidarietà e utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione. Per inciso, spero non sia sfuggito
che, per effetto delle sanzioni, il gasolio extra rete comincia a scarseggiare. Il Paese sta entrando in una fase
di estrema delicatezza e non v’è dubbio che questo fattore pesi anche sulle nostre decisioni. Ecco perché è
necessario isolare i “masaniello di turno” che producono solo danni.
Ora però voglio esprimere alcune considerazioni, non certo per rispondere a coloro che sono giustamente
delusi – o forse sarebbe meglio dire arrabbiati – e stanno diffondendo pensieri ed opinioni su quanto sta
avvenendo. Bello che la gente partecipi al dibattito. Sarebbe altrettanto utile, tuttavia, prima di rilasciare
giudizi, informarsi sulla realtà delle cose.
Assumo a riferimento una tesi di qualcuno che non conosce le cose e pronuncia giudizi. Ho letto che alla base
di tutto vi sarebbe la scelta, effettuata anni fa, di abbandonare le tariffe obbligatorie. Voglio ricordare il
motivo perché questo avvenne. Dopo il 2008 avvenne la liberalizzazione nel mercato unico. Il rischio che si
sarebbe corso, per i vettori nazionali, era subire l’applicazione di sanzioni che erano previste per la non
applicazione delle norme tariffarie. Ricordo agli smemorati che le sanzioni (tra cui la cancellazione dall’Albo),
erano previste per il solo vettore italiano, ma non per quelli esteri, né per la committenza. Ciò avrebbe
garantito a questi ultimi la libertà di operare senza concorrenza e senza rischi. I costi minimi della sicurezza
hanno invece introdotto il principio della responsabilità condivisa – condivisa, innanzitutto, dai committenti sui comportamenti che mettono in pericolo la sicurezza sociale e della circolazione. Il fatto che quella norma
non abbia funzionato, è dovuto sostanzialmente alla mancanza dei controlli rispetto alla sua applicazione.
Potrei ricordare che l’unica federazione che sostenne le battaglie legali contro la committenza è stata la Fai,
ma mi fermo qui. Constato invece che chi ha vantato in questa fase accordi a livello territoriale, oggi si rende
conto di non aver in mano nulla oppure uno strumento che non funziona. Questo per evidenziare che, quando
si avanzano rivendicazioni o si intraprendono iniziative senza che queste siano supportate da una effettiva
conoscenza della realtà, si fanno solo dei guai.
Ecco perché ho detto e ribadito che l’elemento più significativo dell’intesa è il tavolo delle regole. Si badi
bene che parlo di intesa, non di accordo, perché non abbiamo firmato nulla.
Occorre specificarlo perché qualcuno, provando a giocare nuovamente sulla pelle dei trasportatori che
magari non sono bene informati, afferma che l’Unatras avrebbe sottoscritto un accordo accontentandosi
delle briciole. Tutto falso! Unatras ha preso atto dell’intervento iniziale del Governo, fermo restando tuttavia
che dovranno seguirne altri. Se non si realizzerà quel forte cambiamento che ci aspettiamo, Unatras non
sottoscriverà alcun accordo. Ricordo comunque che queste decisioni sono state assunte in virtù di quanto
deliberato dagli organismi esecutivi dell’Unatras.
Ora, proseguendo l’interlocuzione col governo, si deve rapidamente arrivare a dare attuazione alle riflessioni
scaturite nel corso degli incontri svolti.
Questo non vuol dire fregarsene della categoria, ma cercare di realizzare un sistema più efficiente, che dia
vere risposte ai tanti problemi che ci troviamo a fronteggiare. Chi sostiene il contrario o è un cialtrone o è
disinformato.
Un fatto mi sembra ormai acclarato: gli unici a trarre vantaggio da questi tentativi di provocare uno
scollamento all’interno del mondo dell’autotrasporto, sono coloro che vogliono vederlo diviso e quindi
debole. Le critiche, anche le più feroci, sono sempre ben accette, purché maturino a valle di
approfondimenti seri e informati, non di chiacchiere da bar – o da social.