E’ ripresa l’attività, anche se non certo in modo soddisfacente e totale come si sperava, dopo il periodo delle vacanze. Abbiamo, purtroppo registrato dei casi dolorosi che hanno coinvolto imprese che hanno subito conseguenze pesanti operative e soprattutto per la crisi di liquidità registrata. La federazione ha operato al massimo delle possibilità mantenendo, anche nei giorni di agosto, i contatti necessari con ministeri e parlamentari nazionali ed europei. Alcuni risultati sono stati ottenuti.
Per questo voglio iniziare evidenziando il grande impegno e la disponibilità dimostrata da tutti i collaboratori che non si sono certo risparmiati per consentire che le tante problematiche, con le quali si devono misurare le imprese, trovassero risposte adeguate. Per taluni aspetti i risultati sono stati sostanzialmente raggiunti per altri resta ancora molto da fare. Ringrazio, quindi, a nome delle nostre imprese per l’impegno assicurato e che, sono certo sarà mantenuto nei prossimi mesi, nei quali vivremo complessità significative.
Oltre alle iniziative che derivano dalla attività di tutela degli imprenditori che sono da noi rappresentati, e non saranno poche, abbiamo anche tre appuntamenti in calendario. Il rinnovo delle cariche della federazione, della Conftrasporto, nonchè la tenuta di un convegno in Novembre, che si svolgerà a Roma, in sostituzione del Forum Internazionale di Cernobbio che, per i noti motivi, abbiamo rinviato di un anno. Ovviamente il tutto resta sempre collegato agli sviluppi che vi potranno essere sul fronte pandemia. Speriamo bene, ma occorre sempre essere prudenti visto che il caos è imperante. Il caso del presidente di regione Sardegna, che intende porre condizioni di dubbia costituzionalità alla libertà di ingresso e della circolazione, è l’ultimo esempio dello stato confusionale nel quale versa il Paese.
Nel mese di settembre sette regioni saranno chiamate al rinnovo dei propri Consigli regionali e in tutto il Paese si dovrà votare per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Corre l’obbligo, come si è sempre fatto, evidenziare quella massima che “se il cittadino non si interessa della politica, questa non rinuncia ad occuparsi del cittadini”. Pentirsi dopo perché il risultato che ognuno auspica non è stato raggiunto per pochi voti è doppiamente castrante.
Mi è capitato spesso di raccogliere lamentele rispetto a come l’Esecutivo abbia gestito la crisi pandemica ed economica. Non intendo certo entrare nel merito ma debbo dire come nell’insieme generale il grado di soddisfazione che ho potuto riscontrare, non sia particolarmente favorevole al Governo. Debbo, per obiettività, evidenziare che il settore del trasporto ha invece registrato un maggiore interesse, su alcuni temi specifici da parte della ministra Paola De Micheli. Ma nell’insieme, per la gran parte degli operatori e cittadini la definizione più aderente al sentiment riscontrato è che: la gente e gli operatori economici sono incazzati neri.
Le attese più forti riguardano il lavoro e l’occupazione, la libertà di intraprendere, il diritto allo studio in sicurezza per i giovani, la messa a disposizione in modo concreto delle liquidità economiche annunciate e le semplificazioni operative. Tutti annunci ma, ad oggi, lontano dall’essere realizzate.
Mentre il Paese soffre in Parlamento vi è qualche buon tempone che pensa di modificare il Codice della strada, facendo passare per garanzie di sicurezza proposte demenziali. Peggio ancora si continua con delle dichiarazioni di stampo politico a far credere che se la riforma costituzionale dovesse essere approvata, come presentata, si realizzerà una democrazia compiuta con una vera partecipazione dei cittadini. Nel frattempo sui temi concreti non si procede.
Le ultime decisioni in materia di mobilità credo siano la dimostrazione palese della evidente inadeguatezza con la quale vengono affrontate problematiche delicate legate alla sicurezza. Consentire agli operatori ecologici, agli ausiliari del traffico, ai tranvieri e forse anche ai dipendenti comunali di agire come se fossero tutori abilitati alla gestione di tali problemi è una aberrazione giuridica che innescherà contestazioni, oltre a rischi di abusi. Chi ha pensato la bestialità di consentire ai ciclisti, e certamente anche ai monopattini, che per altro sono finanziati con dei contributi pubblici, di poter viaggiare in senso contrario al senso di marcia deve essere proposto per il premio Nobel. Altrettanto stabilire il tempo per la durata della luce gialla nei semafori. Basta con l’incompetenza! Non credo possa essere facile trovare tra chi conosce le questioni della mobilità un soggetto favorevole a tale ipotesi. Questa evidenziazione ritengo sia sufficiente per dimostrare cosa si verifica quando i cittadini favoriscono per il loro disinteresse la presenza in Parlamento di persone che non sono in possesso delle conoscenze adeguate al ruolo che ricoprono.
Ritengo doveroso pertanto, come sempre fatto, invitare a partecipare sia alle prossime consultazioni regionali. Gli Enti regionali detengono poteri di intervento sui trasporti, ma anche soprattutto alla tornata elettorale referendaria. Non è, come propagandato, una riduzione dei costi della politica. Neppure un modo per farla pagare (il senso di rivalsa è forte) ai politici/politicanti incapaci e talvolta pure corrotti. Il risultato referendario non darà un nuovo sistema elettorale, gestionale e di rappresentanza. Per raggiungere tale obiettivo occorreranno tre leggi ordinarie ed una di rango costituzionale. Chi afferma l’ipotesi che con il voto favorevole (il si) si risolve tutto non compie una azione veritiera. Quindi attenzione!
Allego uno schema con alcune domande sulle quali riflettere relativo a quanto si verificherà. Leggetelo prima del voto.
Gli interventi modificativi del sistema sono necessari ma non peggiorando l’attuale o incrementando il potere dei capi bastone. Quando si costruisce un edificio chi pensa di dover partire dal tetto e non dalle fondamenta o è un truffatore o un incapace.
Le assicurazioni che dopo, approvata la riduzione, si troveranno le soluzioni idonee sono parole espresse dagli stessi che hanno promesso risorse per la crisi economica, che non sarebbe stato lasciato indietro nessuno oppure che per ben tre volte, durante il governo Conte precedente, hanno votato contro questa semplice riduzione. Credere che questi annunciatori saranno in grado di trovare una soluzione democratica che avvicini la gente alle Istituzioni, è veramente rischioso.
In conclusione chi crede che una casa si possa costruire dal tetto e non dalle fondamenta non vada a votare o voti si. Chi ritiene che la riduzione dei parlamentari e le modifiche del sistema istituzionale debba essere utile per consentire che vi siano regole nuove per la vita sociale del Paese vada a votare e voti No. Non recarsi al seggio è come votare si. Quello che è importante è che ognuno sia informato correttamente. Poi decida come comportarsi. Il nostro compito è fare chiarezza e basta! L’importante è non sentire dopo, le lamentazioni. Recentemente è già successo.
Non commettiamo l’errore, per chi vuole un sistema politico democratico e partecipativo, di sottovalutare la tornata referendaria. Si vota anche il lunedì. Votare No, secondo me, significa anche rafforzare il potere di interdizione dei corpi intermedi. Quelli che per il nostro settore sono riusciti ad ottenere quei pochi o tanti (ognuno ha le proprie valutazioni) provvedimenti per il mondo dei trasporti.
Ecco le domande sulle quali riflettere:
- Il taglio del solo numero dei parlamentari è una vera riforma?
- E’ un risparmio significativo nella vita del Paese?
- La riforma del sistema passa solo attraverso lo sfoltimento dei rappresentanti del Parlamento?
- La riforma giunge al termine di un confronto nel Paese sulle riforme?
- Le istituzioni non sono uno spreco, come vuole far credere qualcuno. L’importante è che siano funzionanti.
Le Istituzioni parlamentari sono come un edificio. Prima le fondamenta poi il tetto. Qui si procede in senso opposto. Se i Padri Costituenti (De Gasperi, Togliatti, Nenni, La Malfa, per citare i più conosciuti), discussero sull’intero sistema e non solo su un aspetto. Vi sarà una ragione? Loro un Paese con alla base il valore della partecipazione lo hanno saputo costruire. Rendiamolo più efficiente non distruggiamolo.
Alla prossima.
Paolo Uggè