E’ possibile che su una vicenda, conclusasi bene grazie al coraggio di due ragazzini ed all’indiscussa abilità dei Carabinieri, si debbano montare strumentalizzazioni politiche di parte? Chi prova surrettiziamente ad introdurre un tema etico sociale come lo Ius soli e chi si attribuisce il merito di aver fatto cambiare idea ad un alleato di Governo, favorisce le condizioni per consentire ai “gazzettieri ed opinionisti” di non perdere l’occasione per redigere articoli fumosi, consentendo di far passare in secondo piano i dati che realmente incidono sulla vita delle imprese e dei cittadini. Che sia una scelta?
Non sto affermando che il tema dello Ius soli sia secondario. Poiché è un tema etico sociale si istituisca una commissione parlamentare paritetica che se ne occupi e formuli una proposta. Ma assistere agli, scontri dialettici, di politici e logori opinionisti diventa stucchevole e veramente ridicolo, soprattutto se si tiene conto della situazione nella quale si trova il Paese, come recentemente segnalato anche da Confindustria.
Perché Amazon sta spopolando? La risposta è semplice. Risponde sempre alle aspettative ed alle domande della clientela, rapidamente. Non si comprende allora perché le forze politiche non si rendano conto che solo dimostrando interesse ai problemi veri della popolazione si può recuperare credibilità e riavvicinare la gente ai valori che fanno crescere una società.
Quanto succede è invece l’immagine di un Esecutivo che non affronta, incidendo come sarebbe necessario, i problemi concreti. Così mentre si dibatte i dati economici peggiorano.
In vent’anni di Europa l’Italia è cresciuta quattro volte in meno della media U.E. ed il tasso di occupazione la vede penultima, a poca distanza dalla Grecia; il PIl reale, fatto 100 l’indice del 1999, pone l’Italia, ultima nell’Europa a 28, con una crescita al 101,2 nel 2018. (il paese penultimo, la Francia, è a 116,8). Questi dati sono stati presentati dall’ufficio studi confederale al recente Forum dell’economia a Cernobbio. Mentre questo succede ci si dilania sul nulla, le forme di Governo a livello territoriale con maggioranze diverse da quella centrale non aiutano a favorire stabilità. Così la demagogia e gli annunci per nascondere la mancanza di azione e concretezza diventano le dominanti nel modo di comunicare.
Al Ministero dei Trasporti ci si occupa delle targhe personalizzate ma non delle modifiche delle norme per i trasporti eccezionali. Ma neppure sulla introduzione di requisiti, da rendere obbligatori, per i conducenti di automezzi che trasportano persone o merci pericolose. Consentire la messa a conoscenza dei dati personali elencati nei casellari giudiziari rendendo obbligatorio l’intervento delle prefetture, produrrebbe la revoca della patente a chi professionalmente conduce mezzi pesanti e non fornisce garanzie di onorabilità. Anche sui rischi che l’economia nazionale corre di essere rallentata a breve si registrano solo poche dichiarazioni generiche, ma nulla muta. Gli ostacoli che frenano la mobilità sulla Autostrada del Brennero, la chiusura annunciata del Bianco per due anni, il senso alternato al traforo del Frejus, l’allungamento dei tempi per la ripresa della linea verso la Francia, vanno affrontati con una forte azione politica da parte del Governo se non si vuole che il Paese perda competitività. Si rafforzano invece le forme di ostilità alla Tav, alla Gronda di Genova, al completamento del corridoio plurimodale Mediterraneo. Ma non si modifica neppure il codice degli appalti, non si emanano misure per rendere funzionali i porti e si esalta invece la Via della Seta che, alla luce della funzionalità del nostro sistema infrastrutturale e dei trasporti, rischia di facilitare solo l’azione aggressiva commerciale della Cina.
Anche nell’autotrasporto vi è chi prova a delegittimare il ruolo di un vice ministro bloccando il decreto di riparto, frutto dell’intesa raggiunta con le associazioni più rappresentative del settore, perchè contestato da alcune di queste, con il rischio di ritardare (speriamo di non perderle) la messa a disposizione delle risorse.
L’assurdo è che queste richieste produrrebbero il permanere di interventi a pioggia, senza vincolarne il trasferimento all’ammodernamento del parco circolante. Così si beneficiano coloro che magari non pagano le imposte ed inquinano le città. Da un lato si promuove una politica per l’ambiente introducendo divieti sulla circolazione stradale e sulla mobilità urbana, dall’altro si destina denaro dello Stato per veicoli e motocicli, (avete letto bene anche i motocicli) con motorizzazione euro zero, penalizzando tutte quelle imprese (artigiane, piccole medie e strutturate) che effettuano investimenti per favorire una crescita sostenibile. Il tutto in profonda contraddizione con gli impegni a tutela dell’ambiente e la lotta alle forme di inquinamento, senza scordare la sicurezza. Nella condizione economica nella quale ci troviamo è il tempo delle scelte equilibrate a dover prevalere. Destinare risorse senza tener conto della crescita ed investimenti è come buttare acqua in uno scolapasta. Occorre favorire chi investe nella sostenibilità senza dimenticare che sono state già introdotte misure, opportunamente decise dal Governo, che intervengono a favore delle imprese di piccola dimensione. Assommare gli aiuti a scapito anche di quelle piccole imprese che intendono investire, significa penalizzare le tante imprese che hanno scelto di crescere. I dati dell’Albo attestano che negli anni 80 la struttura delle imprese iscritte era a dimensione mono veicolare. Sono state le politiche accorte attuate se oggi le imprese sono cresciute tanto che più del 90% hanno in disponibilità quasi nove automezzi.
Se si ritiene opportuno bloccare i processi virtuosi per tutelare operatori che nessuno penalizzare ma invece indurre a crescere vi saranno delle conseguenze. Ma chi ha la responsabilità politica deve riflettere su tali evidenze e scegliere per il bene del Paese e non per un ipotetico consenso.
29 marzo 2019